martedì 27 settembre 2011

di orwelliana memoria

Vivevamo tutti in uno stato in cui il controllo superiore era invisibile e strisciante ma presente in ogni angolo. Una sorta di mondo orwelliano nel quale non esistono decisioni arbitrarie, ma tutto ciò che facciamo, dal modo in cui ci soffiamo il naso al modo in cui camminiamo, è dettato da una scelta superiore e statale.
In questo mondo dalle tinte fredde, gruppi di persone venivano rapiti dallo stato e potevano tornare soltanto dopo tre anni.
Io ero in aeroporto, in una sala d'aspetto con molte vetrate ma poca luce. Un gruppo di persone stava tornando proprio in quel momento dopo tre anni di isolamento; erano tutti giovani, marciavano in schiera allo stesso ritmo e indossavano gli stessi gilet color verde militare. Venivano acclamati come eroi. Io mi chiedevo chi fossero queste perone, e perchè marciando salutassero la folla con la mano e mandassero baci. Nel mio pensiero erano molto simili agli arancioni di Osho, anche se vestiti da militari. C'era anche un ragazzo che conosco, che mi guardava sorridente e mi inviava un bacio con la mano da prendere al volo.
Ad un certo punto tra la folla si sentiva esclamare: "Sono i biologi! Sono tornati!". Così vengo a scoprire che l'organismo statale obbligava i ragazzi a partire per tre anni per specializzarsi in una disciplina, senza poter avere nessun tipo di contatto col mondo esterno per potersi dedicare totalmente allo studio della loro materia e, una volta tornati, per poter avere fattivamente un ruolo pregnante all'interno dell'organismo statale.
Dopo i biologi, sarebbe stato il turno degli studiosi d'arte.
Sapevo che sarebbe toccato a me partire per tre anni. Il mio pensiero era scisso tra l'impulso alla fuga e la sicurezza della formazione e del futuro brillante. Ma non c'era spazio per riflessioni in questo mondo a tinte fredde: sarei dovuta partire. La prima cosa che ho fatto appena appresa la notizia è stato andare a salutare i miei nonni, baciandoli forte sulle rughe e piangendo perchè tra tre anni non ci sarebbero stati più.

L'organismo statale voleva che ci si mettesse in risalto anche nella vita privata, così c'era sempre una sorta di gara per chi era il più brillante. Un giorno, durante una cena a casa mia, un nostro amico decide di farsi notare iniziando a ridere e sparando fuochi d'artificio gialli in cucina.

sabato 24 settembre 2011

Ho sognato che un cane peloso mi leccava le dita dei piedi. Guardavo in basso e avevo lo smalto colorato sulle unghie. E poi, non so come, mi ritrovavo a nuotare in un mare limpido e pulito che lentamente si trasformava  in thè alla pesca. Arrivavo ad un'isola, piccola e tonda come quelle dei cartoni animati, provavo a sdraiarmi sulla sabbia ma il sole non mi asciugava, così iniziavo a disegnare il bozzetto di un'installazione per un concorso.

Forse ho sognato il sogno di uno dei ragazzi di Meno di zero, di B.E.Ellis.

giovedì 22 settembre 2011

buonanotte e sogni...

che hai voglia di continuare
che ti ricordi e che vuoi raccontare
che un pò somigliano a quelli del giorno
che hai un gran voglia di urlare "Buongiorno!"
che vale la pena di scrivere
che non puoi fare a meno di interpretare
(che per fortuna c'è la smorfia del lotto!)
che li racconti e qualcuno annuisce, sorride...
                    
          Ma nessuno ha capito.
             Nessuno ha visto  
         quello che hai visto te.

Buonanotte e sogni assurdi, convulsi, sudati, mancati.
Inenarrabili e in corsa verso il prossimo tuffo nel...